Una storia puffa
E’ una storia puffa quella di Puffetta.
Lo è perché fa pensare che per un puffo di tempo ci siano state decine di puffi maschi e nessuna puffa femmina. Hanno tutti nomi associati a puffose caratteristiche con declinazione esclusivamente maschile: Puffo Forzuto, Puffo Quattrocchi, Puffo Goloso, ecc. Quindi i Puffi sono tutti puffi, con l’unica eccezione forse di Puffo Vanitoso, la cui predilezione per le cose puffe lascia intendere che a lui le puffe non interessassero molto.
Poi puffò il piano di Gargamella (il piano più puffo di tutti a puffarci bene) che con la magia crea una puffa femmina al fine di spiare e destabilizzare l’equilibrio puffo del villaggio. Dopo una serie di disavvenpuffe, Grande Puffo, con un incantesimo la farà puffare bionda e puffa. Nasce così Puffetta, ed ecco che senza nemmeno rendercene puffo assistiamo per la prima volta ad una storia di violenza sulle donne.
Una storia puffa.
Mettiamo adesso da parte lo slang blu che mi saltano le capsule anche solo leggendolo a mente. Innanzitutto, se ci pensate bene, la povera Puffetta viene discriminata fin da subito. Lei sarà l’unica a non avere una caratteristica a completamento del nome (o viceversa). Per tutti sarà sempre e solo Puffetta e tanto basta. D’altro canto è l’unica femmina del villaggio, il che di fatto la inquadra in maniera piuttosto definitiva. Quali che siano gli interessi verso cui manifesterà le sue preferenze, la cosa non basterà mai a darle un nome completo.
Da mora viene fatta diventare bionda, incarnando da subito un ideale stereotipato di purezza e beltà. Curiosamente, finché aveva i capelli neri non sembrava suscitare nei puffi un particolare interesse. In fondo bisogna capirli. Non avevano mai visto una femmina prima. Come facevano a sapere come reagire? Poi di colpo il capello biondo e bum! Gli omini blu non capiscono più niente. Le costruiscono una casa, le fanno regali e la trattano come una cosa delicata e preziosa.
Mentre il resto del villaggio lavora (spesso secondo le caratteristiche proprie del nome di ognuno), Puffetta fa la mantenuta. Non fornisce un vero contributo alla piccola società blu, se non con la sua femminile presenza della quale, ricordiamolo, i puffi maschi erano riusciti a fare a meno per centinaia di anni. Il punto è che Puffetta una mano la darebbe anche, ma se appena appena esce dal seminato, qualcuno si prende subito male. Anche se animato dalle migliori intenzioni, l’artefice di questa sottile forma di violenza è l’autore stesso dell’opera.
Pierre Culliford in arte PEYO.
Egli infatti, del tutto involontariamente sia chiaro, consegna ad un micro mondo di testosterone blu, un essere senziente destinato ad una vita di reclusione. Non sarà valso a nulla farla diventare buona, perché non potrà mai essere Puffetta Avvocato o Puffetta Geologa e nemmeno Puffetta Agopunturista. Le verrà impedito di trovare una dimensione diversa da quella imposta dalla società in cui vive. Un po’ perché non c’erano precedenti e un po’ perché quella dei Puffi resta pur sempre un’istituzione quasi patriarcale. Di fatto a Puffetta non verrà mai a mancare nulla e in qualche modo la si potrebbe perfino considerare la più ricca del villaggio.
A patto di non rompere con questa storia dell’identità e della carriera.
Passa il tempo e sembrava fosse finita lì. Poi Peyo e gli altri autori hanno aggiustato il tiro, peggiorando le cose. Fedeli ad uno stereotipo vecchio di circa un secolo, hanno pensato bene che Puffetta dovesse diventare mamma. Così arriva Baby Puffo. Facciamo chiarezza. La biondina blu non diventa davvero la sua mamma. Eeppure essendo l’unica presenza femminile del villaggio, è anche l’unico punto di riferimento vagamente materno a cui Baby Puffo può accedere. Verrebbe da pensare che nel mondo puffo, se sei maschio, puoi realizzarti nel modo che vuoi. Se sei femmina la tua massima aspirazione è la maternità. Surrogata per giunta. Non scriverò di Nonno e Nonna Puffo e nemmeno di Bontina e gli altri giovani Puffi sennò finiamo domani.
Il punto è che esistono molte forme di violenza.
Quella che impedisce ad una donna o a qualsiasi altro essere umano (o Puffo) di scegliere il tipo di vita che vorrebbe vivere è una di queste. Le Puffette esistono un po’ in tutto il mondo. Non hanno la pelle blu e spesso nemmeno un villaggio di gentil-puffi pronti a dare la vita per loro. Ma sono schiave di regole, leggi e tradizioni che per il solo fatto di minare la libertà individuale sarebbero da considerare immorali e malvagie.
E’ una storia vecchia, una storia brutta, una storia ingiusta, una storia di violenza mascherata da tradizionalismo.
Insomma una storia puffa, ecco.
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