Becoming Human: “Lei Può Farlo?”

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Becoming Human: “Lei Può Farlo?”

Stanno per baciarsi, una ragazza e un robot, e tutto il mondo li guarda.
Poco più di una settimana fa c’è stato il confusionario ma sempre fantastico Lucca Comics & Games, il cui poster promozionale era già stato presentato al Salone del Libro di Torino. Il tema del poster, e di tutta la fiera, riguarda il rapporto tra uomo e macchina: cosa rende umano un robot, ma soprattutto cosa rende umani noi umani. Qual è la caratteristica essenziale e indispensabile per dire che qualcosa è umano? Domanda tanto breve quanto immensa.

Il poster di Barbara Baldi, presentato a Torino

“Un robot può scrivere una sinfonia? Un robot può trasformare una tela bianca in un’opera, un capolavoro?”
“Lei può farlo?” (Io,Robot – 2004)

Una domanda ingenua, di sincera curiosità, pronunciata quasi come un bambino. Con una semplice domanda il robot NS-5 Sonny lascia a bocca asciutta il detective Spooner, convinto dell’innata superiorità degli umani.

Come Spooner potremmo pensare che siamo umani perché abbiamo il senso della pittura, della musica, dell’arte in generale. Forse siamo umani perché abbiamo raggiunto un livello di intelligenza tale da arrivare all’autocoscienza e distaccarci da tutto l’ecosistema. Forse siamo umani perché capaci di immaginare infinite realtà, che qualche volta si realizzano.

Ma il poster realizzato da Barbara Baldi, vincitrice del Gran Guinigi 2018, non inizia da enormi quesiti. E per questo ci piace tanto. Al centro di tutto c’è la cosa più semplice e naturale del mondo, un bacio.
Un bacio scomposto, timido, inesperto. Maldestro come l’abito della ragazza, un bellissimo vestito da sera che rivela però un paio di semplici scarpe da adolescente. Due ragazzi al loro primo appuntamento, ancora traballanti ma sostenuti dalla sincerità del loro essere. Desiderosi soltanto di vivere ciò che sentono la loro strada. E di viverla insieme. Non potrebbero fare altrimenti.

L’androide è sospeso grazie a una foresta di tubi e cavi, ma cadrebbe facilmente se non ci fosse il braccio della ragazza a cui aggrapparsi; la giovane invece, in punta di piedi cerca le labbra dell’altro, ma perderebbe l’equilibrio se non si tenesse al busto del robot. Entrambi parte integrante dell’altro, senza il quale non riuscirebbero nemmeno a stare dritti.

Forse siamo umani proprio perché impossibili da incasellare in una caratteristica, in un comportamento preciso; perché abbiamo bisogno di altro, non ci facciamo bastare noi stessi. Ogni animale al mondo è definibile dall’istinto che lo guida, una serie di comportamenti codificati in millenni di evoluzione. In parole povere il leone insegue la gazzella e la gazzella scappa dal leone. Gli unici che non dipendono da questa regola sono gli umani.

In molte opere di fantascienza in cui sono presenti diverse specie aliene viene spesso sottolineato come gli umani siano imprevedibili e impossibili da etichettare in caratteristiche standard, mentre con gli alieni, per quanto avanzati possano essere, si riesce sempre a trovare comportamenti comuni nei vari individui. Ma quella è fiction, potremmo semplicemente dire che gli autori abbiano voluto dare qualcosa in più agli umani, semplicemente perché…beh, sono tutti umani, quindi viene quasi automatico.

Mass Effect, un esempio di Space Opera con diverse specie aliene

Ma proviamo a pensare di voler ipotizzare una razza aliena imprevedibile quanto lo siamo noi, che si sia evoluta come noi. Non è affatto facile, come puoi strutturare l’imprevedibile? Poi non abbiamo ancora definito cosa rende noi umani, figurarsi un’altra specie.

Ma perché non dovrebbe essere proprio questa la nostra essenza? La molteplicità contenuta in ogni singolo individuo. Avete presente l’Empatia? Ognuno è capace sia di essere sé stesso sia di mettersi nei panni di infinite situazioni diverse, contemporaneamente. Quando guardiamo un film, leggiamo un libro, ascoltiamo una canzone, giochiamo a un gioco di ruolo o semplicemente a nascondino accettiamo e ci immedesimiamo in un mondo diverso con regole sue personali, senza comunque staccarci dalla realtà. Tutti siamo in grado di farlo e lo facciamo ogni giorno; non ce ne accorgiamo perché è scontato come respirare, lo facciamo dalla nascita.

Tutti quei mondi immaginati, tutte quelle storie e quei miti. Dalle pitture sulle pareti alla letteratura moderna al cinema. Tutti quei tubi attaccati all’androide e tutte quelle sfumature sul vestito della ragazza. Siamo semplicemente noi che inseguiamo la nostra gazzella e allo stesso tempo scappiamo dal nostro leone.  Ma il bacio non è ancora avvenuto, manca poco, è lì, ma non succede. Non si sono completamente trovati, non hanno ancora il coraggio di farlo di fronte a un teatro pieno. Per ora non sono diventati umani, e voi? Voi potete farlo?

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