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Star Trek: l’importanza di esplorare

 

Spazio, ultima frontiera.

Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise.

La sua missione è quella di esplorare strani nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima.

Mettetevi comodi sulla vostra poltrona da capitano, rilassatevi. Guardate oltre lo schermo della plancia di comando: là fuori milioni di stelle punteggiano il tessuto nero dello spazio siderale, infinite possibilità si aprono davanti a voi. Indicate al timoniere un sistema che vi pare particolarmente interessante e date il comando di massima curvatura. Sentite l’energia del reattore ad antimateria convergere verso i propulsori, la leggera vibrazione iniziale impennarsi fino a diventare un rombo poderoso. Si parte.

Fin da piccolissimo ho adorato le serie e i film di Star Trek perché mi permettevano di viaggiare attraverso il cosmo senza dover uscire di casa. Bastava sedersi sul tappeto del salotto, accendere la tv allora giusta, e via. Un giro su Vulcano, tra gli illustri scienziati dell’Accademia delle Scienze, o in orbita attorno a Kronos, il minaccioso pianeta natale dei Klingon, oppure ancora si incappava in qualche misteriosa entità fatta di luce ed energia con un qualche fondamentale messaggio per l’umanità. Quello che ho realizzato dopo, una volta cresciuto, è che ogni episodio di Star Trek mi ha insegnato qualcosa: una morale, un valore umano, un’ideale. La passione per la scoperta e la conoscenza, l’importanza di mantenere i nervi saldi di fronte all’ignoto, di usare l’intelletto nelle situazioni senza apparente via d’uscita. E ancora, la necessità di stabilire accordi di pace e alleanza con le nuove specie incontrate lungo il viaggio, quando possibile; e naturalmente come usare l’astuzia per trionfare sui nemici che vorrebbero vedere il nostro vascello in fiamme alla deriva. Fare sacrifici, anche enormi, se necessario, per raggiungere il proprio obiettivo.

Tutto questo è stato per me Star Trek, e molto altro ancora. Pur essendo una serie “datata”, in quanto il suo primo episodio andò in onda nel 1966 (sebbene l’autentico pilota venne prodotto già nel 1964), i valori che ci insegna risultano più che mai attuali. In questo periodo in cui la disinformazione, l’ignoranza e la paura del diverso sembrano dilagare senza controllo, dobbiamo essere fermi nel prendere i comandi della nostra astronave e portare avanti questi nobili ideali ad ogni costo.

Pensate ai progressi scientifici dell’ultimo secolo. Il primo volo umano della storia risale al 1903, ad opera dei fratelli Wright. Il loro rudimentale velivolo si librò in aria per 12 secondi, coprendo una distanza di 37 metri. Nel 1969 Neil Armstrong divenne il primo uomo a camminare sulla Luna durante la missione Apollo 11 della NASA. Quest’anno, nel 2019, la SpaceX di Elon Musk ha condotto con successo i primi test sul veicolo Starhopper, il prototipo dell’astronave che porterà l’uomo su Marte, se tutto procede come previsto.

Vi capita mai di fermarvi un istante a contemplare gli enormi passi avanti che la scienza e la tecnologia hanno compiuto in un arco di tempo relativamente breve? E di certo questi avanzamenti non sono arrivati dal nulla. La curiosità e il desiderio di scoperta sono qualità umane che da sempre hanno agito come propulsori per lo sviluppo della civiltà umana: dalla prima volta che un uomo primitivo si è accorto di poter usare un pezzo di legno incendiato da un fulmine per scaldarsi ne abbiamo fatta di strada. Sempre spinti dalla voglia esplorare, di scoprire costantemente cosa ci fosse dietro quegli alberi, oltre quelle colline, al di là di quella montagna, fino a quando con Galileo abbiamo rivolto per la prima volta gli occhi al cielo, con mente scientifica. E a quel punto niente è più stato come prima: tutte le credenze astronomiche legate a dottrine millenarie hanno iniziato a scricchiolare. Tutti i progressi scientifici compiuti dalle grandi menti spingevano le ricerche dei luminari successivi: Keplero che propose per primo il sistema solare eliocentrico, Copernico che grazie alle accurate osservazioni di Tycho Brahe formulò le sue tre celeberrime leggi sulla geometria e la fisica delle orbite planetarie, Newton con la Gravitazione Universale ed infine Einstein con la Teoria della Relatività Generale. E ancora Stephen Hawking con la sua teoria dei buchi neri. La lista è potenzialmente infinita.

La cosa bella del sapere, e di riflesso dell’esplorazione, è che quanto più si impara tanto più si scopre che c’è da esplorare. È come trovarsi all’interno di una sala enorme, e tutto intorno a voi sono disseminate tante lampadine più o meno luminose, disposte ad intervalli più o meno regolari. Ma voi siete al buio: tutte le lampadine sono spente in principio. Servendovi della vostra unica piccola fonte di luce, il vostro bagaglio di conoscenze iniziale, trovate la prima lampadina, e la accendete. Illuminerete una certa area intorno a voi, e vedrete altre lampadine spente. Una alla volta andrete ad accenderle, espandendo il vostro cerchio di luce. E così facendo illuminerete ancora più lampadine spente da accendere, e così via. Le lampadine rappresentano naturalmente le idee innovative, fenomeni inesplorati, concetti nuovi e finora sconosciuti, posti del cosmo su cui l’uomo non ha mai posato il suo sguardo e la sua mente.

Molti ritengono che il futuro profetizzato da Star Trek sia troppo ottimistico, presentando una serie di specie che vivono in un’alleanza armoniosa all’interno di un clima di mutua collaborazione: non dobbiamo però scordarci che in questo universo narrativo l’umanità è dovuta sopravvivere alla Terza Guerra Mondiale, evento durante il quale il pianeta è stato devastato dai conflitti atomici. Solo successivamente lo scienziato Zefram Cochrane inventa la propulsione a curvatura e dà inizio alla catena di eventi che porterà al Primo Contatto, in cui i Vulcaniani si rivelano all’umanità. E da quando gli uomini si rendono conto di non essere più soli nell’Universo, ma anzi, avendo trovato una specie amichevole pronta a condividere le sue conoscenze e tecnologie, essi riscoprono un nuovo impulso per andare avanti nell’esplorazione.

Forse, nella realtà, non sarà così facile. Nessuna specie aliena probabilmente verrà ad aiutarci per risolvere i nostri problemi sulla Terra, stabilendo pace e prosperità, e aprendo la via per i viaggi interstellari. Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato, è che finora siamo stati in grado di avanzare facendo conto unicamente sulle nostre forze, sul nostro ingegno. Certo, ne abbiamo commessi tanti di errori, su piccola e grande scala. Ma il pensiero scientifico è sempre stato la chiave del successo: ogni volta che facendo un esperimento qualcosa riesce nel verso sbagliato, si impara qualcosa di nuovo, poiché collegato ad un fenomeno che non era stato previsto. E spesso, proprio dagli sbagli più gravi si imparano le lezioni più importanti.

Star Trek ci ha insegnato a viaggiare con la fantasia, e superandola ha persino previsto, in qualche modo, la creazione e diffusione di alcuni dispositivi che ormai sono di uso comune, come i comunicatori cellulari, i tablet, le armi laser, i raggi traenti e sistemi di occultamento, per citarne alcuni. Ma la verità è che la ricerca scientifica e l’esplorazione spaziale hanno in serbo più sorprese di quelle che Gene Roddenberry e tutti gli altri autori di fantascienza messi insieme possano concepire. L’unificazione del mondo quantistico con la gravità della Relatività Generale, la materia e l’energia oscura, l’origine stessa dell’Universo, la presenza di vita su altri pianeti, la possibilità stabilire colonie umane su altri mondi: questi sono solo alcuni dei problemi e misteri che l’umanità si trova a dover affrontare oggi. E che in qualche modo, con il nostro irrefrenabile desiderio di conoscere ed esplorare, riusciremo prima o poi a superare.

Per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima, e ancora oltre.

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