Un Trono per domarli tutti
Le voci di corridoio sulla serie Amazon Prime basata sugli avvenimenti della Seconda Era della Terra di Mezzo si rincorrono da mesi e ogni piccola notizia fa il giro di internet alla velocità di un Nazgul alato.
Di recente, uno di questi Nazgul ha sorvolato molesto Santa Fe ed è entrato come un fastidioso moscone nella casa di uno degli autori fantasy più amati/odiati degli ultimi decenni: il Buon Vecchio Zio Martin (BVZM, per gli aficionados).
Il nostro (anti) eroe ha detto di augurarsi che la serie Amazon vada a riempire i “buchi di trama” (sic) presenti nell’opera di Tolkien.
“È uno dei grandi libri del XX Secolo”, ha dichiarato Martin, “Ma non significa che io lo trovi perfetto. Alla fine dice “E Aragorn regnò con saggezza per cento anni. È facile scrivere una frase del genere, ma voglio sapere quali fossero le sue politiche fiscali, e che cosa ha fatto quando la carestia ha colpito le sue terre. E che ne ha fatto degli Orchi? Ne erano rimasti un sacco. Aragorn ha attuato una politica di genocidio sistematico degli Orchi? Ha mandato i suoi cavalieri a ucciderli? Tutti? Anche i bambini orchi? O c’è stata una qualche riabilitazione? E se gli Orchi derivano dagli Elfi, significa che membri delle due razze potrebbero sposarsi?”.
Chi scrive è un grande fan di quasi tutti i romanzi delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Per questo vorrei riflettere insieme a voi sulle parole del BVZM.
Parole forti.
Parole forti di un uomo molto strano.
Tolkien è stato il mio primo grande amore letterario, un amore che mi ha segnato profondamente e che negli anni si è rafforzato, ma proprio in virtù di questo amore, ogni volta che mi imbattevo in un autore che tentava con alterne fortune di copiare lo strato più superficiale de “Il Signore degli Anelli”, non potevo che provare un certo fastidio.
Martin no!
Martin mi piace!
Martin è andato oltre!
Ecco. Forse stavolta un po’ troppo oltre.
È innegabile che con la serie “Game of Thrones” targata HBO, il BVZM sia stato in qualche modo proiettato nello star system, e che una delle regole di quell’ingranaggio sfavillante sia il dover far parlare di sé. Questo articolo dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che ancora una volta il nostro Martin ha fatto centro.
Ma andiamo per ordine e cerchiamo di analizzare insieme la situazione.
Ciò che colpisce maggiormente dell’immaginario martiniano è la sua volontà di scardinare il concetto di “lotta Bene/Male” alla base di tanto del Fantasy non sempre eccelso che è seguito a Tolkien. Nel mondo fantastico di Martin esiste il sovrannaturale, esistono creature mitologiche, ma fa tutto da cornice a un’ambientazione caratterizzata da un potente realismo storico. Ci sono intrighi politici ed economici, manovre militari descritte con attenzione, colpi di scena accuratamente preparati, schieramenti per i quali si può parteggiare senza mai identificare nello schieramento opposto il “male assoluto”, quello nero, perfido, viscido, privo di fascino, del quale si può unicamente desiderare la disfatta.
È stato questo a colpirmi, quando feci la conoscenza delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”: la sua distanza da Tolkien.
“Il Signore degli Anelli” e tutte le opere ad esso collegate vengono per lo più erroneamente considerate dei romanzi fantasy.
Non lo sono e non vogliono esserlo.
Sono poemi epici. Sottostanno a tutte le regole del poema epico, e anche quando le sovvertono, lo fanno in virtù di scelte che non sottendono ad alcuna forma di realismo storico, ma a dettami dell’epos.
La Terra di Mezzo è un mondo nel quale l’etica gioca lo stesso ruolo che la forza di gravità gioca nel nostro. Il “Signore degli Anelli”, per stessa ammissione di Tolkien, è una storia incentrata sulla misericordia.
Misericordia, amicizia, amore, devozione, onore, coraggio, sincerità, comprensione, sacrificio, accettazione.
Parliamo di un sistema di valori raccontato attraverso le azioni dei personaggi. Dove questo sistema di valori viene meno, vediamo agire gli antagonisti. Tutto questo si riassume nel “Perché scrivere di lampadine quando posso parlare del fulmine?” che tanto mi è caro.
I personaggi e gli avvenimenti de “Il Signore degli Anelli”, a conti fatti, sono elementi strumentali al concretizzarsi del suddetto sistema di valori.
Aragorn incarna la piena realizzazione dell’essere umano nella poetica di Tolkien. È una figura quasi cristologica, un uomo più che umano che porta la sua croce fatta di vagabondaggi e di avventure in luoghi oscuri nonostante il suo lignaggio reale. Un uomo buono, forte, devoto agli amici, amorevole, saggio, pio, coraggioso, misericordioso, soccorritore dei deboli e degli infermi, pronto anche all’estremo sacrificio pur di compiere il proprio dovere.
E non lo scopriamo perché Tolkien ci dice “Aragorn era una gran brava persona”, con una di quelle “frasi facili” che piacciono così poco al BVZM. Lo scopriamo perché in quasi 1500 pagine, Aragorn non fa altro che compiere azioni, e pronunciare e mantenere giuramenti, in quel senso. Tanto che, da un certo punto della storia, quasi dimentichiamo che aspetto abbia: i connotati fisici del personaggio sbiadiscono in favore di quelli morali.
Spoiler alert: alla fine del “Il Signore degli Anelli”, Tolkien ci dice che l’emblema della Perfezione Morale viene incoronato re.
È davvero così importante conoscere il sistema di tassazione che la Perfezione Morale ha applicato ai suoi sudditi? Ci riteniamo davvero insoddisfatti dal non sapere quali accordi commerciali la Perfezione Morale abbia posto in atto per far fronte a una carestia?
Altro discorso per gli Orchi.
Gli Orchi sono l’opposto di Aragorn. Sono la corruzione, il male senza possibilità di redenzione, la bruttura, la ricerca scientifica del recare dolore al prossimo. Non sono personaggi: sono mancanza di etica e di valori. Sono frutto di un’aberrazione degli Elfi, torturati e mutilati finché non sono stati trasformati in una nuova forma di vita rovinata e terribile. Ma Tolkien fa riferimento anche ad altre possibili origini: creati da Morgoth con melma e pietre; creature ottenute unendo con poteri oscuri Elfi e Uomini; Uomini trasformati dal potere dell’Oscuro Signore, e ancora altre ipotesi .
Da questo traspaiono due considerazioni.
La prima è che a Tolkien interessava fino a un certo punto definire chiaramente l’origine degli Orchi. Gli Orchi sono il male. Punto.
La seconda è che nessuna delle ipotesi accennate da Tolkien fa immaginare una mamma orco che partorisce e allatta il suo cucciolo orco in attesa che diventi grande e forte come papà orco. Gli Orchi non nascono: vengono prodotti. Fabbricati, potremmo dire.
Ed è così evidente che davvero non so spiegare le parole del BVZM in nessun altro modo se non con la necessità di far parlare di sé.
Perché io, in fondo, gli voglio un gran bene, al BVZM! Mi ha regalato pagine capaci di farmi tremare, piangere, ridere di cuore, arrabbiare, saltare sulla sedia… Insomma, è uno che sa il fatto suo! Un uomo intelligente, colto, furbo. Da uno del suo livello non mi aspetto un’uscita del genere.
Perché se i poemi epici di Tolkien hanno dei buchi di trama, io voglio sapere come ha fatto Ulisse a sedere nuovamente sul trono di Itaca dopo aver sterminato gli esponenti di tutte le famiglie nobili dell’isola.
Voglio sapere perché i Proci non avessero fatto approvare una legge che obbligasse Penelope a sposarsi, con buona pace della sua tela.
Voglio sapere come ha fatto Teti a non pensare che sarebbe stato il caso di immergere tutto il piccolo Achille nella fonte dell’invulnerabilità.
Voglio sapere, ogni volta che Dante sviene alla fine di un Canto, chi lo trascina fino al Girone successivo.
Le politiche fiscali di Aragorn?
Il programma di riabilitazione degli Orchi?
Zio Martin, dai!
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