Ronfi: Enigmi Darwiniani e suoni onomatopeici
SBAM! Questo è il suono che secondo noi deve aver fatto il taccuino di Charles Darwin quando gli cadde dalle mani, il giorno in cui incappò in quella incomprensibile specie animale. Roditori, e fin qui tutto bene. Inspiegabilmente però, questa specie non ha un vero e proprio posto nella catena alimentare e perfino come prede vengono “sdegnate” dagli animali carnivori con cui condividono l’habitat. Tranne che per il Lupo.
SBAM! E’ anche il rumore della capocciata inferta dal Lupo in questione contro uno spuntone di roccia, a seguito di una bastonata sulla coda generosamente concessa da uno di questi roditori.
SBAM! E’ il segnale che accompagna il risveglio (quando avviene) degli esemplari di questa specie i quali sbattono ogni volta la testa sul soffitto delle tane. Ognuna delle caratteristiche fisiche che li contraddistingue sembra essere fatta apposta per rendere scomoda la vita selvatica: dalle lunghe orecchie, con le quali si impigliano nei rami, al grosso naso con cui emettono ciclonici starnuti quando sono raffreddati. Per circa sei mesi all’anno, inoltre, sprofondano in un rumoroso letargo e tanti saluti.
SBAM! Un rumore che da quelle parti si sente spesso durante gli altri mesi poiché cibandosi solo di legno dolce, capita sovente che l’albero che tentino di abbattere per la merenda gli cada addosso.
SBAM! Durante la bella stagione quando non sono impegnati a mangiare, cascano addormentati dovunque, esponendosi al pericolo. La folta pelliccia, il cui colore non è finora stato riscontrato in nessun’altra specie animale osservata, rende necessario creare una nuova classificazione.
Color pelo di Ronfo.
Il nome scientifico è Ronfus-Ronfus, o almeno lo sarebbe stato se Charles Darwin avesse effettivamente scoperto l’esistenza di una specie tanto bizzarra. Possiamo immaginarlo mentre picchia pesantemente la testa sul tavolo del suo studio chiedendosi come abbiano fatto questi roditori a scampare all’estinzione.
SBAM! E’ appunto la ragione, che non è il suono onomatopeico che accompagna la capocciata di cui sopra, ma il nome della casa editrice che proprio di recente ha riportato alla ribalta le geniali strisce di Adriano Carnevali.
In un certo senso i Ronfi ci sono andati vicini all’estinzione, ma come per tutte le creature tenaci e simpatiche, hanno trovato il modo di sopravvivere.
Correva l’anno 1981 quando il Corriere Dei Piccoli iniziava a pubblicare le loro strisce a fumetti. Già solo su quelle storie ci si potrebbe scrivere un trattato. La sensibilità delle “bestiacce”, come le definisce il loro creatore, non si direbbe propria di personaggi destinati a un pubblico di bambini. Eppure, grazie alla forma del linguaggio, il disegno dal tratto semplice e lo sguardo in camera i Ronfi diventano uno dei più brillanti esempi di non satira a prova di bambino del nostro paese.
La cosa va avanti per circa quindici anni e poi, nel 1995, inizia il loro letargo più lungo, interrotto solo occasionalmente da qualche sporadica ristampa. Oggi grazie anche a SBAM! possiamo di nuovo reperire facilmente un po’ di materiale relativo a questa specie animale che avrebbe mandato ai matti il signor Darwin. Come per tutte le opere che nascondono un’intelligenza sottile e ben moderata, anche le raccolte dei Ronfi riescono a restare attuali nel tempo. Nello specifico, leggendo questa pubblicazione vi imbatterete ad esempio in una libera elezione, spiegata senza scadere in facili battute, ma esponendo in modo oggettivo e ironico come stanno le cose.
Oppure potreste indugiare sulla raccolta I Ronfi e la filosofia delle Casa editrice Dugongo e figli, in cui vediamo cosa sanno fare i Ronfi quando sono liberi di rivolgersi agli adulti.
La satira spesso punge tanto nella forma scritta quanto nell’immagine. Nasce allo scopo d’essere scagliata contro un bersaglio. Anche le strisce di Carnevali sono frecce che mirano a un obiettivo. Eppure non esiste una sola storia dei Ronfi senza che uno di questi roditori, prima o dopo, si rivolga al lettore uscendo dalla pagina con un messaggio moralmente implicito, studiato non per essere satirico quanto pregno di un onesto e sagace spunto di riflessione.
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