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Granada, storie d’incanto

Fenici, romani e visigoti. Almohadi e Nasridi. E poi il regno di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.

Quando si entra a Granada, si percepisce ancora l’atmosfera di un tempo e di una cultura lontana. O forse di mille tempi, mille culture lontane. Tra le sue vie, i tapas bar si alternano a bazar arabi dove il fumo dei narghilè si mescola al profumo della menta. Le fontane eleganti degli alcazar antichi riportano gli echi dello splendore passato del grandissimo impero di Al-Andalus, ma voltando l’angolo si incontra l’imponente Catedral de la Incarnacion, una delle maggiori opere del rinascimento spagnolo. E dopo aver camminato tra le pittoresche casette bianche del quartiere arabo, l’Albayzin, facciate barocche e cortili di quieti monasteri riportano d’improvviso nel cuore dell’Europa e di una cultura a noi più familiare.
La ricchezza culturale qui è incommensurabile. La storia dell’Andalusia ha creato città dai panorami unici, ha prodotto mescolanze affascinanti e ci ha lasciato un patrimonio davvero unico.

Sono venuto a Granada circa tre settimane fa, a passare un po’ di tempo qui durante la stagione più bella dell’anno… Il governatore dell’Alhambra, trovando che eravamo male alloggiati in città, ci ha dato il permesso di risiedere in un canto dell’antico palazzo moresco, in uno dei luoghi più belli, romantici, deliziosi del mondo… Mi sembra tutto assolutamente un sogno, o come se fossi sotto un incantesimo in qualche palazzo fatato. –  Irving Washington, I racconti dell’Alhambra

Nel mio ultimo viaggio, in Andalusia, ho trovato strade su cui potrei camminare all’infinito e perdermi nel silenzio di una mattina di sole. Camminare è il mio modo di far mio un luogo straniero, di avvicinarmi, immergermi e lasciarmi scoprire. L’Albayzin è stata una delle scoperte più grandi del viaggio, le casette bianche che si arroccano tra le colline, gli scorci panoramici che danno sull’Alhambra nella sua maestosa interezza, i giardini che si aprono all’improvviso tra le porte azzurre socchiuse sulle strade.
E ancora Sacromonte, cuore gitano che pulsa tra le rocce, dove il flamenco risuona tra le vie. Ogni quartiere ha una sua forte personalità, qui. Ogni quartiere ti invita a ballare, ridendo con l’allegria delle canti ispanici e persuadendoti con il fascino dei suoni arabi.

Ma è l’Alhambra la protagonista, donna fiera, elegante e dolcissima. Con un solo sguardo può catturarti per sempre: ti avvolge completamente, non ti lascia sfuggire. Una cittadella fortificata che si protegge dalla cima della collina, con le sue mura e le sue torri di lieve arancione. L’Alcazaba, i Palacios Nazares, ma anche il Palazzo di Carlo V. La bellezza dell’Alhambra era così disarmante che fu scelta come palazzo reale anche dai re cattolici a seguito della reconquista di Granada. Forse, niente di tutto ciò, altrimenti, sarebbe rimasto intatto e arrivato fino a noi, distrutto dai vincitori come segno di vittoria. Fortunatamente, questa volta, la bellezza è rimasta viva e immutata, e anzi, l’unione delle culture succedute nel tempo (e anche convissute, in alcuni periodi di pace), l’ha arricchita ulteriormente. Un complesso architettonico grandissimo: dettagli infiniti tra le pareti e i pavimenti, l’acqua come elemento vitale e di bellezza, i giardini curati che donano riposo dal caldo e che riempiono lo sguardo. Accanto all’Alhambra sorge anche il Palacio de Generalife, residenza estiva dei Nasridi, con lunghe piscine, fontane e colonnati, che contribuisce a mantenere intatto l’incanto e la magia.

Di là, infine, attraverso un arco moresco, entrammo nella corte dei Leoni. Non vi è luogo nell’Alhambra che, quanto questo, rende idea della sua bellezza e grandiosità originali, perché nessun altro è stato cosi poco danneggiato dal trascorrere del tempo. Al centro si eleva la fontana, resa così famosa da romanze e ballate. Le tazze di alabastro spandono ancora le gocce adamantine e dodici leoni che le reggono ancora spruzzano i loro fiotti cristallini come al tempo di Boabdil. La corte è cosparsa di aiuole di fiori e circondata da una filigrana di archetti, sostenuti da esili colonnine di marmo bianco. Anche qui, come altrove, la caratteristica di questa architettura sembra essere più l’eleganza che la grandiosità e rivela un gusto sottile e incantevole e un’attitudine ai piaceri dell’indolenza.  – Irving Washington, I racconti dell’Alhambra

L’Andalusia conserva il fascino delle storie raccontate nel deserto e sorseggiate come té speziato nelle tende. Parole arabe intrecciate nelle decorazioni dei palazzi; atmosfere da mille e una notte e l’allegria delle voci spagnole tra le vie. Librerie dell’usato e negozi vintage, bagni arabi dove rilassarsi in acque calde, teterìe dove mangiare dolci arabi a base di datteri e frutta secca. Tutto, a Granada, lascia senza niente da dire.

Venite a scoprirlo insieme a noi.

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