Chiunque può diventare Genitore
Son ricette difficili quelle delle famiglie. Servono ingredienti che per trovarli devi andare in certi posti che, quasi quasi, ci metti la pancetta invece del guanciale e non ci pensi più. Che pure il libro di cucina è scritto in un’altra lingua e tu, al massimo, sai salutare in Inglese. Ma solo a gesti.
Al terzo dito che ti sei affettato su quel tagliere zoppo, hai ormai esaurito il bagaglio di turpiloqui e vai a cercarne altri su Internet. I termini appassire, bardare, chiarificare, far sudare, li hai sempre associati a cose che non hanno niente a che fare con la cucina aumentando il tuo smarrimento. Tu, che hai sempre pensato che i quattro principali gruppi alimentari fossero fagioli, pancetta, whiskey e lardo. Insomma che accidenti è il coriandolo?

LEO ORTOLANI
Nonostante questo non puoi fare a meno di riflettere su quanto sosteneva lo Chef Gusteau: “Chiunque può cucinare!” e dal momento che sei sempre stato quel tipo di persona capace di disimparare ciò che ha imparato, sai anche che niente può impedirti di diventare uno chef.
O un genitore.
Le circostanze, si sa, qualche volta remano contro e vorresti avere una cucina grande, ingredienti esotici e magari pure l’abbattitore di temperatura che fa tanto grande chef. Eppure la questione non riguarda mai i mezzi, ma la volontà. Chino sulle tavole, impegnato nel lavoro di tutti i giorni, il padre di RAT-MAN si è inconsapevolmente allenato per anni. La leggenda narra che non abbia mai sforato una consegna e sebbene la voglia di mollare tutto e di partire per l’Amazzonia lo abbia tentato, è rimasto seduto al suo posto a prendersi cura della sua creazione. Ci piace pensare che a furia di passare la cera e togliere la cera, si sia preparato senza saperlo al combattimento. E sì perché, se non avete mai cucinato, sappiate che può volerci davvero tanta determinazione.
Come i coniugi Ortolani scopriranno presto, “cucinare” una famiglia richiede appunto un sacco di ingredienti. Sostanze che non sono solo difficili da reperire, ma che vanno cucinate in modi diversi, combinate tra loro al momento giusto e in alcuni casi fatti riposare in frigo per qualche anno. Secoli fa Leo e Caterina hanno acceso il fuoco, ma l’acqua se la guardi non bolle mai. Potresti metterci il sale intanto. Almeno a quello non devi più pensare. Qualcuno però sostiene che questo rovini la pentola e così son rimasti lì, con un pugno di sale grosso in mano. Improvvisamente arriva il momento di buttare la pasta e tutto l’allenamento alla responsabilità, l’argomento della tesi (che guarda caso era sulla lingua Spagnola), l’incoscienza con cui un giorno hanno aperto quel libro di cucina e puntando il dito hanno detto “Voglio preparare questo”, li portano al momento in cui devono impiattare. L’allestimento del piatto dura quasi due mesi, tutti passati in Colombia. Durante quelle settimane Leo Ortolani trova chissà come il tempo di scrivere lettere ad amici e parenti, per tenerli aggiornati.
Senza quelle lettere (e senza numerosi altri sostenitori) oggi non avremmo il privilegio di leggere Due figlie e altri animali feroci.La ricetta per la famiglia Ottonani vi scoraggerà. Vi riempirà di dubbi e angosce. Sentirete la vostra giovinezza scivolare via per colpa di un obiettivo troppo lontano per riuscire a sentirlo reale. Alla fine della lettura, se siete persone sane di mente, vi passerà la voglia di adottare un figlio. Eppure, a dispetto di tutto questo, nemmeno voi vi arrenderete perché avrete capito la stessa cosa che Leo e Caterina hanno sempre saputo; che genitori lo siete sempre stati, fin da prima di avere dei figli.
Allora guarderete al libro per quello che è davvero; una guida, una tenue luce nel buio, una storia d’amore tra due genitori e quelle figlie che senza saperlo avevano smarrito da qualche parte nella vasta Colombia. Un lieto fine di quelli che fanno sudare, insomma. Lo Chef Gusteau sosteneva che “Chiunque può cucinare!”
Al pari dell’epifania che investì Anton Ego, anche nel libro Due figlie e altri animali Feroci, Leo Ortolani ci ricorda proprio questo: che non tutti posso diventare genitori, ma che un genitore può celarsi in chiunque. Non è difficile riconoscerli. Sono quelli che sorridendo si prendono per mano, flettono i muscoli, e si gettano nel vuoto.
“Adesso sono sul ponte della nave della famiglia Ottonani, c’è sempre mare grosso, vento, freddo, pesci che ti arrivano in faccia e la terra non si vede mai. Ogni tanto Lucy Maria mi dà dei bacioni per tenermi al caldo, poi torna sotto, in coperta, a litigare con tutti.”
Leo Ortolani
Estratto dell’intervista – Maggio 2019
Dopo la sua prima comparsa nelle librerie, alcuni anni fa, il libro torna a grande richiesta con un edizione tutta nuova marchiata BAO Publishing. Arricchito da numerose tavole inedite e un formato di pregio che lo renderà subito il vostro “ricettario” preferito.
Il libro è disponibile in tutte le librerie, gli store online e nell’area shop del sito di Bao Publishing
Vien proprio voglia di leggerlo…..
Avevo letto la vecchia edizione e me la ricordo molto bene
Questo articolo è bellissimo e di una delicatezza sconcertante. Mi ha commosso un sacco.
Voglio subito l’edizione nuova per rituffarmi in questa bellissima avventura
Grazie
Elly
La premessa è spettacolare…fantastica contrapposizione!!!
Non ho ancora letto il libro, ma diversi scritti dell’autore dell’articolo si.
Anche in questo caso dimostra una capacità particolare nel parlare di argomenti, a volte anche delicati, facendo percepire la positività del percorso intrapreso anche se difficoltoso con similitudini alla portata di tutti.
Conosco Ortolani attraverso la passione che mio figlio ha per questo fumettista. Giorgio mi rincorre spesso per farmi vedere questa o quella vignetta e insisti, insisti … ha trascinato anche me a soffermare lo sguardo su quelle strane tavole, sorridendo e riflettendo che oltre che ironiche sono anche profonde! io che sono geneticamente un snob antifumetto! Ma i figli spesso insegnano ai genitori e, come avviene in cucina, direbbe Felisi, in famiglia si ritoccano le ricette seguendo le preferenze del gruppetto familiare. Leggerò questo libro, perché sono convinta che le ricette migliori spesso non sono quelle da “ricettario” ma quelle in cui si riesce a costruirsi cuoco, quelle in cui il talento a fare è motivato dalla fame… fame di amore in questo caso, quella fame che si dovrebbe provare in ogni famiglia!
cit. non tutti posso diventare genitori, ma che un genitore può celarsi in chiunque…
Niente di più vero, ammetto che nel leggere l’articolo all’inizio ho storto un po’ il naso in merito al paragone cucina-adozione (forse perchè non so cucinare), però da genitore adottivo non posso che essere felice di un’ennesima testimonianza che faccia un po’ di luce su questo complicato e duro processo.
Non importa quanto sia impervio il cammino che porta a tuo figlio, la sua vista cancellerà le difficolà affrontate come un colpo di spugna dando nuove energie per affrontare il cammino che si prepara davanti.
Seguirò volentieri il vostro suggerimento e comprerò il libro.