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Matsuko Deluxe: il Giappone fa finta di niente

Siamo in un Paese in cui ci sono le parate di Pikachu giganti, e dove non è così strano che gli uomini si vestano da scolarette. In cui il Primo Ministro si mostra come Super Mario per presentare le Olimpiadi e dove i salarymen, dopo il lavoro, vanno ai concerti delle idol adolescenti e ballano coreografie da sedicenni.
Un Paese così, in cui di giorno si indossa la divisa nera e non si fa rumore e di sera ci si annoda la cravatta intorno alla testa e si canta sui tavoli.
Dove una buona porzione dei manga in vendita sono yaoi e yuri, tanto che a volte hanno piani apposta oppure interi negozi dedicati.
Però!
Però,nonostante tutto, l’omossessualità è ancora uno scandalo.
Guai a parlarne, guai a uscire allo scoperto. Non lo dici al lavoro, non lo dici ai familiari.
Se abiti a Tokyo e vuoi divertirti sai che puoi andare a Shinjuku Nichome, dove sono concentrati i locali LGBT friendly della capitale.
Più generalemente, si fa finta di niente, come se non esistesse.
Il classico modus operandi di quando qualcosa crea del disagio e non si sa come gestirla…. la si fa sparire. Caratteristica specifica di questo Paese che amiamo.
Non tutti sono perfetti, si sa.

Ma non è sempre stato così.
Non era strano che sia tra i monaci sia tra i samurai si instaurassero rapporti omosessuali.
Nei romanzi d’epoca Heian, così come nelle testimonianze scritte ritrovate (per esempio diari e lettere) vengono spesso citate situazioni in cui uomini giacciono tra di loro, come fosse la cosa più naturale del mondo.
La stessa estetica dell’epoca prediligeva un aspetto molto femminile per l’uomo aristocratico: capelli lunghi, modi delicati, e più il volto era aggraziato più la persona era apprezzata.
Così come, per certi versi, vediamo adesso nel Giappone moderno.

Ad un livello di mass media sono numerose le presenze di personaggi dall’apparenza priva di genere o che li mischia entrambi: lo vediamo in televisione, manga, tra i musicisti. Sono molti i performer uomini abbigliati da donna. Basti pensare al personaggio televisivo Matsuko Deluxe che presenta i suoi programmi in abbigliamento drag e ha un grandissimo seguito. Apertamente gay, si è spesso presa carico della causa LGBT, ma questo non gli impedisce né di lavorare in televisione né di essere richiesta come volto per prodotti commerciali molto famosi.
In manga e anime gli esempi si sprecano, io vi citerò solamente Haruka e Michiru (Sailor Uranus e Sailor Neptune) ma si potrebbe andare avanti per pagine e pagine.
Paradossi.
Così come nel passato, anche ora il modello di bellezza maschile ha effettivamente una certa androginia tendente ad un’estetica spiccatamente femminea.

Il cambiamento a livello sociale e legale è avvenuto intorno al periodo tra il 19esimo e il 20esimo secolo, vicino all’epoca Meiji. Sapete quando? Quando c’è stata una maggiore influenza delle potenze straniere e una necessità di adeguamento ai modi di pensare globali.

Attualmente la rigidità di pensiero giapponese porta addirittura ad un blocco riguardo l’approvazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso poichè secondo l’articolo 24 della Costituzione:

Marriage shall be based only on the mutual consent of both sexes and it shall be maintained through mutual cooperation with the equal rights of husband and wife as a basis.

Quindi non essendo gli sposi di ambo i sessi la registrazione e il riconoscimento non vengono consientiti.
Intanto dal 2009 pare che venga concesso dal governo giapponese ai suoi cittadini di sposare all’estero partner stranieri dello stesso sesso, cosa che prima era comunque osteggiata (aka non venivano forniti i documenti richiesti).
Inoltre nel 2015 il distretto di Shibuya, quartiere di Tokyo, ha lanciato un’iniziativa che porta al rilascio di una “prova di partnership” per coppie dello stesso sesso, che può aiutare in situazioni quali visite ospedaliere e condivisione di appartamenti.
E come spesso succede, quando qualcuno fa il primo passo, poi anche i più timidi cominciano a farsi avanti. Così, negli anni seguenti, molti altri distretti hanno messo in atto simili atti.

Piccoli passi, che devono essere compiuti sia dai cittadini sia dalle autorità.
Se tutti noi facessimo la nostra parte, forse in tutto il mondo ci sarebbe più libertà di amare.
Il discorso è così ampio che un articolo solo non mi basta, quindi preparatevi, perché presto questo pezzo avrà un seguito.

Love, Monigiri

2 comments

  1. Raul Londra
     — 

    Riuscire a superare certi pregiudizi è sempre complesso, però si spera in ogni caso che il futuro riservi qualcosa di migliore per tutti, indifferentemente da razza, sesso, religione o credo politico. È difficile far coesistere ogni cosa, ma bisogna provarci. Pian piano, vuoi per abitudine, vuoi per miglioramento della cultura di massa (si spera), la società e così le persone potranno cambiare.

    • Monica Fumagalli
       — 

      Speriamo che si riesca presto, è importante che ognuno sia libero di amare

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