Voci di Corridoio

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Ghostbusters: maschi contro femmine

Stavolta le voci di corridoio parlano di qualcosa di grosso all’orizzonte.
Come sarebbe “Grosso”?
Bèh… Immaginate che questo plum cake rappresenti la quantità normale di energia psicocinetica nell’area di New York…
Non devo continuare, vero?
Sì, oggi parliamo di una voce di corridoio che mi sta molto a cuore e che vorrei analizzare un po’ insieme a voi.
A trentun’anni esatti dal secondo capitolo cinematografico, nel 2020 uscirà il terzo film di “Ghostbusters”, diretto da Jason Reitman, figlio del regista dei primi due. E sarà un sequel.
Questa, a dirla tutta, è più di una voce di corridoio: è una certezza. Quello che ancora si vocifera è che il cast originale si riunirà al gran completo. Quasi, ahinoi: il compianto Harold Ramis, immortale dottor Egon Spengler, ha lasciato questo piano dimensionale nel 2014.
È iniziato tutto a gennaio di quest’anno, con un annuncio “a schiaffo” sul fatto che il caro Reitman Jr. avrebbe preso le redini del progetto paterno. E dopo appena poche ore… ZAC! Un teaser che, in meno di un minuto, è riuscito a far sognare i fan di tutto il mondo: ma allora sta accadendo davvero! I Ghostbusters stanno davvero tornando!
Ovviamente non sono mancate le polemiche. Perché di “Ghostbusters”, nel 2016, ce n’era stato un altro. Un reboot al femminile dagli esiti non esattamente felici, che è costato alla Sony un flop da quasi cento milioni di dollari. Ma a qualcuno è piaciuto. Alcuni di quei fan avrebbero voluto un sequel, e una delle protagoniste, Leslie Jones, in un tweet di fuoco, ha scritto che questo progetto di Jason Reitman che ignorava il “loro” Ghostbusters era un insulto, una cosa sessista “Che ci si potrebbe aspettare dal presidente Trump” (sic.) e ha colorito il concetto con una manciata di monosillabi alquanto triviali.
Ecco. Nel Pride Month, durante il quale ci preme particolarmente schierarci contro qualunque tipo di discriminazione sessuale e soprattutto contro quel grottesco maschilismo tossico che è alla radice dell’omofobia, vogliamo rassicurare Leslie Jones e tutti i fan del reboot: non è una guerra “maschi contro femmine”. Il progetto di Jason Reitman ignorerà il film del 2016, esattamente come il film del 2016 aveva ignorato il film del 1984 e il suo seguito del 1989. Tornerà semplicemente nella direzione originale (ci auguriamo).
Ma questo ci porta al vero fulcro della nostra riflessione.

Insomma… “Ghostbusters” è un film del 1984 (anche se in Italia l’abbiamo visto solo a fine gennaio 1985). Poi ci sono stati i cartoni animati dal 1986 al 1992, arco di tempo nel quale si è inserito anche il sequel di minor successo “Ghostbusters II”; a metà anni ’90 c’è stata la breve parentesi degli “Extreme Ghostbusters”, poi un videogame nel 2009… E stop.
Niente nuovi film, niente merchandising aggressivo, niente contenuti, niente di niente (o quasi) proprio fino al 2016, anno in cui la Sony ha cominciato a tastare il terreno per capire quanto bacino di utenza avrebbe potuto avere il suo reboot. E la risposta è stata sorprendente: dopo trent’anni di abbandono, il logo col fantasmino barrato godeva ancora di ottima salute, perché in tutto quel tempo era stato coccolato e accudito da qualcuno la cui devozione non era stata presa in considerazione dai detentori del marchio: i fan.
Pazzi in ogni angolo del globo (tra i quali orgogliosamente mi iscrivo) avevano ricostruito le attrezzature dei film, le uniformi, avevano collezionato giocattoli e memorabilia, avevano fondato fan club nei quali si studiava l’arte cinematografica dietro la realizzazione dei film, avevano portato i Ghostbusters alle convention, ai raduni, avevano realizzato loro stessi dei fan film nei quali vestivano i panni dei loro eroi… E dopo più di trent’anni, proprio grazie a quei fan, siamo ancora qui a infiammarci per delle semplici voci di corridoio riguardanti un film.
La Sony dev’essersene accorta, perché quest’anno ha organizzato qualcosa di grosso proprio per i fan: un mega evento al Sony Lot di Los Angeles, tutto incentrato su “Ghostbusters”, in occasione dei trentacinque anni del primo film. Sono arrivati fan da tutto il mondo, ed è stata una festa incredibile, affollata da persone che non si erano probabilmente mai viste prima, ma che lì erano semplicemente amici.
Anfitrioni dell’evento, naturalmente, Ivan Reitman e suo figlio Jason, il sempre euforico Dan Aykroyd, Ernie Hudson (Winston), William Atherton (l’odioso Walter Peck), Ray Parker Jr e i doppiatori originali dei “Real Ghostbusters”.
E come i creatori di “Ghostbusters” avevano scoperto che i fan li amavano ancora, i fan hanno scoperto qualcos’altro: anche i creatori amano ancora i loro Acchiappafantasmi.
Durante un panel “padre-figlio”, Ivan Reitman è stato sopraffatto dalla commozione nel ricordare di quando girarono il primo film, e Jason l’ha abbracciato, per un attimo ha dimenticato le centinaia di persone ammassate per loro sotto al palco, e gli ha detto:
«Sei il papà migliore che si possa avere, e questo film lo farò…» si è voltato sbrigativamente verso il pubblico «… per voi ragazzi» ed è tornato a fissare il padre «… Ma soprattutto per te».
Applausi, lacrime, schiamazzi festanti.

A più di trent’anni, quel fantasmino barrato è ancora capace di infiammare gli animi e di scatenare voci di corridoio che fanno il giro del mondo in poche ore.
Che cos’ha quel film che lo rende così speciale? Così diverso da tante altre strepitose commedie uscite in America negli Anni ’80?
Intanto possiede un’impeccabile confezione comica, portata all’eccellenza dalla scrittura di Aykroyd e Ramis, e dalle interpretazioni di tutti gli attori, Bill Murray in testa. Ma sotto quella confezione, “Ghostbusters” veicola una quantità di messaggi che vanno oltre il periodo storico, oltre i confini geografici.
“Ghostbusters” parla di amore per la conoscenza. Parla di come quell’amore possa spingerci a oltrepassare le barriere anche nei momenti più bui. Ci mostra che nessuna impresa è troppo grande se si ha una mente aperta, un pizzico di incoscienza e qualche buon amico al proprio fianco. Ci insegna che, di fronte a certi problemi insormontabili, la sola cosa da fare è incrociare i flussi. E soprattutto, ci insegna non tanto a non avere paura, ma ad affrontare la paura con una risata. Perché “paura” e “risate” sono i due ingredienti principali del film.
Ci sono già un sacco di voci di corridoio sul film del 2020. Avrà un cast di ragazzini, Sigourney Weaver tornerà ad essere Dana Barrett, Murray ci sarà… Murray non ci sarà… Sarà ambientato a New York… sarà ambientato in una città diversa…
Voci.

Io so solo una cosa:
al mega festival per i fan, a Los Angeles, al cospetto di Ivan e Jason Reitman, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Ray Parker Jr. e William Atherton, un ragazzo vestito da Acchiappafantasmi si è inginocchiato di fronte alla fidanzata vestita da “ragazza marshmallow” e le ha chiesto di sposarlo.
Capisci, Jason?
È questo che significa per noi, quel fantasmino.
Trattacelo bene.

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