Come dei Falegnami
Voci di corridoio parlano di una brutta aria nei corridoi delle voci.
Cominciamo subito con un enigma, ma se mi seguite, arriveremo insieme alla soluzione. Vi guido io, tranquilli: sono i corridoi nei quali vivo, e una delle voci è proprio la mia.
La metto giù semplice.
Siete dei falegnami. Ok? I più bravi del vostro paese. Lo sanno tutti.
Un giorno viene da voi un famoso scenografo. Si occuperà di un grosso spettacolo e vorrebbe che foste voi a portare le sue idee dal disegno alla realtà. La paga è ottima e avrete interi mesi a disposizione per poter lavorare di cesello: accettate e il risultato, inutile dirlo, è superlativo. Si sparge subito la notizia delle vostre scenografie: in giro si dice che costano, ma che valgono fino all’ultimo centesimo.
Arriva un giovane produttore teatrale con grandi sogni e progetti ambiziosi. Non dispone del budget dei grandi scenografi, ma le premesse del suo lavoro sono esaltanti: circuiti di spicco, contatti importanti e, quindi, tanto altro lavoro. Deve chiedervi uno sconto, s’intende, e pur se con qualche resistenza, accettate.
Altro successo stratosferico. Altri clienti. Il giovane produttore torna: ha in cantiere una mega produzione da non lasciarsi sfuggire. Purtroppo il budget è sempre limitato, e stavolta anche le tempistiche lo sono, ma ormai siete nell’ingranaggio. Accettate. Risparmiate un po’ sulle colle e sulla qualità di legni e vernici, ma gli offrite comunque un lavoro di pregio.
A quel punto, i vostri primi clienti cominciano a stranirsi.
«Ma come?», vi dicono. «Mi avete chiesto una fortuna e mesi di lavoro, e con quello lì vi accontentate della metà dei soldi e del tempo? Voglio uno sconto anch’io, o mi rivolgerò a qualcun altro».
La verità è che nessun altro sa fare quello che fate voi, e che quegli spettacoli incassano cifre esorbitanti per le quali la produzione potrebbe pagarvi cinquanta volte quanto chiedete. Ma come dicevo, ormai siete nell’ingranaggio, e la paura ha la meglio sul buon senso.
Che sconto sia.
I grandi scenografi, però, notano che la qualità è scesa. Non tanto da giustificare una rottura del rapporto, ma vogliono tenervi d’occhio. Per i lavori successivi, decidono di mandare delle persone a supervisionarvi.
«No. Lo sappiamo noi come si fa questo lavoro», avreste dovuto rispondere. Ma l’ingranaggio, ormai, non vi sta neanche più tanto stretto, e così accettate.
«Io userei un altro tipo di colla».
«Quella sega circolare è a norma? Secondo me va cambiata».
«No no no, questo rosso così acceso è terribile. Meglio un blu cobalto».
«Lui è mio cugino. Costruisce modellini di aerei. Facciamogli fare i fondali».
Cominciate a seccarvi, ma a quel punto, che potete fare? Siete nell’ingranaggio (come continuate a ripetervi ogni sera per riuscire a prendere sonno).
E TAC! Un’altra richiesta di sconti: meno soldi e meno tempo.
È troppo. Stavolta no.
«Non è possibile, ci dispiace».
Se non fosse che un gruppetto del vostro team contatta in separata sede il grande scenografo.
«Te lo facciamo noi per il prezzo che chiedi», gli dicono, «se ci garantisci lavoro per i prossimi spettacoli».
«Grazie, ragazzi, ma ho già risolto. Un altro laboratorio mi farà tutto per cento euro in meno di quanto vi ho chiesto».
Panico. L’ingranaggio torna a mordere.
«Allora noi te lo facciamo per la metà e consegniamo una settimana prima».
«Affare fatto».
E di spettacolo in spettacolo, di sconto in sconto, i vostri capolavori cominciano a diventare prima dozzinali, poi pessimi. Critici più o meno competenti cominciano a denigrare le vostre scenografie, ma i teatri continuano a essere pieni. Tutto sommato non se ne accorge nessuno: forse gli scenografi possono tirare ancora un po’ sul prezzo e sui tempi.
Questo ingranaggio continua a girare per anni, mordendo e schiacciando. I pagamenti cominciano ad arrivare sempre più tardi (tanto è chiaro che non farete storie). Gli scenografi, per paura che qualche loro disegno possa trapelare, vi impediscono addirittura di assumere apprendisti, troncando di fatto il futuro del vostro lavoro, ma come si fa a dire di no? Perciò, sempre più giovani talentuosi, pur di imparare, iniziano a ingrassare le fila di laboratori di dubbia reputazione.
Quei pochi di voi che sono riusciti faticosamente a tenere il punto, osservano con sgomento e rabbia. Vi incontrate, ne discutete, vi recriminate a vicenda lo stato delle cose, ricordando quanto si stava meglio quando avevate ancora coscienza del vostro valore.
O quando avevate ancora una coscienza.
Qualcuno si indigna perché il tale scenografo richiede solo pezzi inchiodati e non incollati, o perché il tal altro pretende che si lavori solo su legno di faggio, ma la questione è più seria.
Il mondo vi ammirava, eravate un vanto del vostro paese, e in pochi anni avete disintegrato una magia costruita con arte, dedizione, scrupolo, talento e buon mestiere.
Siamo alla soluzione dell’enigma.
Voci di corridoio parlano di una brutta aria nei corridoi delle voci.
Le voci sono quelle dei nostri attori doppiatori, e stanno protestando perché la mia storia racconta in soldoni gli eventi che in una quarantina d’anni hanno portato questa categoria con le spalle al muro.
Nei corridoi non si parla d’altro: è ora di riappropriarci del nostro lavoro.
Perché a volte un Amleto con fondo nero e due sedie è meglio di uno col castello di Elsinore di cartone. Ed è un peccato, perché quel castello era una meraviglia da ammirare.
Questa è una situazione che a Milano si vive da molti anni ormai. Non conosco realmente la piazza romana se non per sentito dire ma si vocifera sia migliore sotto tutti i punti di vista… Io credo che alcuni abbiano provato a fermare il meccanismo infame ma che allo stesso tempo molti altri si siano adeguati e ne abbiano addirittura approfittato. Così alla fine ci abbiamo rimesso tutti. Non so se riavremo mai i bei vecchi tempi, purtroppo la meritocrazia giace dimenticata da qualche parte e a quanto pare l’arte la sanno fare tutti.
Per anni e anni sono andato dicendo le stesse cose. Invitando nei momenti di lotta a proclamare scioperi ad oltranza sino a far rispettare i nostri diritti od ottenere il rispetto delle regole. Ma sono sempre stati sforzi inutili ed inascoltati…La categoria è codarda , vigliacca ed opportunista e cosi ha portato il livello di un lavoro artigianale che comunque era di eccellenza ad essere per lo più una merda inascoltabile… Per esempio attorno a me hanno fatto terra bruciata…peggio per loro e per il doppiaggio…Io vivo felice a testa alta , contento, anzi orgoglioso di quanto ho dato al mio lavoro di attore e sono lieto di non sentire voci di corridoio anzi…di non esserci proprio nel corridoio !