Alla tua età leggi ancora quella roba?

Reveal more

Cinecomics: Why So Serious?

Alla tua età leggi ancora quella roba?”
Ammettiamolo, amici: questa frase, prima o dopo, è piombata sulle clavicole di tutti noi. Di solito era qualche signora di una certa età a pronunciarla o un vecchio amico di famiglia che cercava di individuare cosa fosse andato storto nel nostro processo di maturazione personale. Uscivamo dalla nostra edicola di fiducia con un pacco di acquisti sotto il braccio e, improvvisamente, ci sentivamo vittime di un interrogatorio a tradimento. Con il passare del tempo abbiamo imparato a rifuggire quel genere di affermazioni e andarcene a testa alta ma le prime volte in cui capitava ci affannavamo a nascondere la pietra dello scandalo, infilandola tra le pieghe dell’allegato culturale di un quotidiano.
Ma cosa scatenava tutto questo disappunto da parte degli adulti? Beh, il fatto che avessimo comprato dei fumetti, chiaro e semplice. Agli occhi di chi si riteneva adulto l’idea di acquistare quel genere di pubblicazione una volta superati i quattordici anni di età risultava e risulta tuttora incomprensibile.

Surreale che, ancora nel 2019, si tenda a mantenere ben salda questa convenzione nonostante il mondo reale possa smentirla in tempo zero. “Avengers Endgame” sta macinando incassi al Cinema e le librerie hanno visto le sezioni dedicate ai fumetti aumentare (e migliorare) a vista d’occhio. Senza dimenticare che uno degli autori più venduti negli ultimi anni è un certo Zerocalcare che, ci è parso di capire, lavora proprio nel mondo del fumetto. Eppure non basta e capita sovente di assistere a imbarazzanti servizi giornalistici nei quali si cerca di indagare su tutto questo con il piglio dell’entomologo che non ha idea di quale maledetta creatura gli sia capitata innanzi! Non è un caso che, in quei contesti, si utilizzi frequentemente il temuto termine “Graphic Novel”, come a nobilitare un mezzo espressivo che non ha affatto bisogno di nobilitazione. Fanno quello che Stephen King definiva “mettere l’abito da sera al cagnolino di casa”: il cagnolino si sentirà a disagio e il padrone dovrebbe sentirsene di più.
Questo modo di vedere l’universo fumetti non solo genera l’atteggiamento snobistico di cui sopra ma innesca una strana reazione anche nei fruitori. Tempo fa, feci un sondaggio fra amici e conoscenti, tutti appassionati del mondo dei balloons, chiedendo loro quale fosse stato il miglior cinecomic che avessero mai visto. Il risultato, tanto scontato quanto prevedibile, si rivelò essere “Il Cavaliere Oscuro” di Nolan. Perché era un bel film? Per il Premio Oscar in una categoria di peso come quella del Miglior Attore Non Protagonista? Niente di tutto ciò. “Il Cavaliere Oscuro” aveva vinto a mani basse perché era un film serio.

Era il genere di pellicola che aveva conquistato anche il pubblico che solitamente ignora i cinecomics e considera i fumetti quella “roba per bambini” di cui parlavamo sopra. Una delle frasi più ricorrenti da parte di questa tipologia di spettatori una volta uscita dalla sala era: “Bello! Non sembra nemmeno tratto da un fumetto!
Film come questo riconciliano quei fan che hanno affrontato una vita intera a schivare commenti sarcastici sulla loro passione da parte di chi la considerava chiaro sintomo di immaturità. Permettono loro di dimostrare che “non erano roba per bambini” perché, evidentemente, possono piacere anche a quegli adulti che ne hanno sempre detto peste e corna. Si tratta, insomma, di un inconscio desiderio di legittimazione di ciò che si ama. Non dovrebbe essere necessaria ma, evidentemente per molti di noi, lo è.

Ogni volta che sentiamo una battutina in un film Marvel Studios, invece, parte una vocina nella nostra testa che ci dice: “Hai visto? Questa è roba infantile! Te l’ho sempre detto io!” Così finiamo per attendere film come il Joker di Joaquin Phoenix per un inconscio desiderio di rivendicazione di ciò che amiamo agli occhi altrui. “Alla nostra età leggiamo ancora questa roba” e chi ci circonda ha fatto l’impossibile per farci credere che fosse sbagliato.

Lascia un commento

Previous post Towel Day: storie di asciugamani